La disciplina
Quando all’alba si vedono i Cinesi praticare Taiji nei parchi, la prima impressione è quella di essere spettatori di un rito. Si resta ammaliati ed in silenzio, osservando la grazia e la leggerezza di quei loro movimenti che, in un susseguirsi ininterrotto, sembrano costruire una danza fatta di armonia ed eleganza. Eppure il Taiji Quan va classificato fra le Arti Marziali sia da un punto di vista storico che semantico.
Infatti Taiji Quan 太极拳 (o T’ai chi ch’üan secondo il metodo Wade-Giles), significa letteralmente “Pugilato della Suprema Polarità”.
È conosciuto anche come “Tecnica di lunga vita” e forse questo è il significato che spesso gli occidentali amano dare a quest’Arte praticandola proprio per il mantenimento della salute.
Valorizzazione del corpo, ascoltare, sentire, armonizzarsi con il ritmo delle stagioni, nutrire il proprio Soffio Vitale, il qi, purificare la propria essenza, sono tutti precetti degli antichi saggi taoisti, i quali più che una religione praticavano un metodo di vita. Il Taiji è uno dei retaggi più preziosi di questa saggezza tradizionale fondata sull’armonia del corpo con lo spirito, l'energia con l'intenzione, dell’essere umano con l’universo, del combattente col suo avversario. Nei Testi Classici del Taiji Quan si dice: “L’Intenzione dirige il Qi, il Qi dirige il corpo”.
Il Taiji Quan è quindi un’arte marziale assai complessa e nel suo genere è classificabile come disciplina di scuola interna. Di fatto le discipline da combattimento a mani nude sono divise in due scuole: la scuola degli stili esterni (waijia) e la scuola degli stili interni (neijia). Di quest’ultima fa parte il Taiji Quan 太极拳 (o T’ai Chi Ch’üan), oltre allo Xing Yi Quan 形意拳 (o Hsing I Chuan, Pugilato della Forma e dell'Intenzione), e al Ba Gua Zhang 八卦掌 (Pa Kua Chang, Palmo degli Otto Trigrammi).
Ciò che caratterizza ed ha reso famoso in tutto il mondo occidentale il Taiji Quan, è l’esecuzione di una sequenza di movimenti lenti, armoniosi e di grande potenza, rappresentanti tecniche marziali, la cui continuità e fluidità d’esecuzione può farla apparire ai profani come una “danza”. Ma l’osservatore attento noterà nello svolgimento della “Forma” la forza, la concentrazione mentale e l’energia interna che contraddistinguono questa affascinante disciplina.
ORIGINE DEL TAIJI QUAN E SUO SVILUPPO STORICO
La teoria più diffusa sulle origini del Taiji Quan ha per protagonista il monaco taoista Zhang Sanfeng (張三峰, XII sec. d.C. circa) vissuto alla fine della dinastia Song (1127-1279). La leggenda vuole che un giorno Zhang Sanfeng assistette al combattimento tra un serpente e una gru. Questa esperienza lo portò a modificare il Kungfu Shaolin, relativamente duro, in uno stile più morbido e a cambiare le tecniche di addestramento dando importanza a metodi “interni” come il controllo del respiro, dirigere il qi e utilizzare le visualizzazioni. Viene perciò considerato il padre fondatore del Kung Fu interno.
Al di là della sua origine reale o presunta, certo è che alla fine del XVII secolo il Taiji Quan era diffuso e praticato soltanto all’interno della famiglia Chen che lo custodì severamente in gran segreto fino al 1800 quando il 14° discendente Chen Changxing (陈长兴,1771-1853), lo insegnò a Yang Luchan (楊露禪, 1799-1872), dando così modo al Taiji di uscire dal segreto di famiglia e di essere divulgato e sviluppato negli stili Yang, Wu (nelle due diverse correnti) e Su.
Per dare ora la giusta considerazione alla divulgazione moderna del Taiji Quan occorre tener conto della storia del popolo cinese nel corso del Novecento ovvero alla fine della dinastia Qing e alla successiva instaurazione della Repubblica di Cina nel 1912. Di fatto nel periodo successivo, la neonata Repubblica fu sconvolta da due guerre civili (fra il 1927-1937 e 1945-1949) e l'invasione giapponese (1937-1945). Con la Rivoluzione cinese del 1949, la Repubblica di Cina si trasferisce a Taiwan sotto il comando del generale Chiang Kai Shek (蔣介石, 1887-1975), ed il controllo della Cina continentale passa alla neo proclamata Repubblica Popolare Cinese sotto il comando comunista del Presidente Mao Tse Tung o Mao Zedong (毛澤東, 1893-1976).
Tornando a parlare di Taiji Quan, all’inizio della Repubblica di Cina (1912) la sua pratica si incrementò notevolmente tanto che nei decenni fu introdotto in tutte le scuole. Nel 1949 con l’avvento della Repubblica Popolare Cinese, il Presidente Mao Tse Tung, promosse lo studio e la diffusione del Taiji Quan; nel 1956, grazie alla Commissione Statale per l’Educazione Fisica e lo Sport venne pubblicato il famoso “Jianhua Taiji Quan” testo contenete 24 movimenti (Forma 24); questa forma assai breve vede eliminati i movimenti difficili e le ripetizioni così da renderla accessibile a tutti ed è di fatto una delle forme più semplici e forse la più conosciuta al mondo. Nel 1958 le istituzioni sportive di Shangai crearono dei corsi con gli esercizi a coppia (Tui Shou) che, in genere, hanno come scopo lo sviluppo dell’aspetto marziale del Taiji Quan.
Occorre però tener presente, anche la svolta epocale sul piano sociale che Mao Tse Tung realizzò nella Cina Popolare sotto il proprio comando. Egualitarismo e sottomissione dell'individuo alla collettività e allo Stato, oltre che il disprezzo della cultura tradizionale, furono le principali caratteristiche di questo periodo che trovò il suo culmine nella Rivoluzione Culturale (1965-1969). Vittime della grande mobilitazione furono gli intellettuali; scuole, università, centri culturali e librerie vennero chiuse e gran parte del personale docente e degli studenti (perché ritenuti soggetti “pericolosi” per la Repubblica) vennero inviati al lavoro agricolo nelle province più remote. Durante questi anni, come la maggior parte delle attività tradizionali cinesi, anche il Taiji Quan cade in disgrazia perché considerata attività sovversiva, al punto che i praticanti non poterono più esercitarlo nei parchi o altri luoghi pubblici. Da qui la fuga anche di famosi maestri di arti marziali nella vicina isola di Formosa (Taiwan).
Occorrerà arrivare al 1976, anno della morte di Mao e l’arresto della Banda dei Quattro ritenuti responsabili degli eccessi della Rivoluzione Culturale, per rivedere ripopolarsi i giardini pubblici delle grandi città di praticanti di Taiji Quan e di altre discipline corporee. Da qui lo sviluppo e l’incremento di quest’arte che arrivò ad essere introdotta negli ospedali come terapia di riabilitazione, praticata nei parchi, inserita nelle fabbriche e nelle scuole, sia delle grandi città che dei piccoli paesi.
I TREDICI PRINCIPI DEL TAIJI QUAN
Il termine Taiji Quan significa letteralmente “arte di combattimento del Taiji”, poiché è l'applicazione della forma e dei principi del Taiji. Il Taiji è l'”Unità Suprema”, il principio primo che regge l'Universo e presiede l'unione dello Yin e dello Yang. Il termine compare per la prima volta nel “I Ching”, il Libro dei Mutamenti”: nelle mutazioni c'è il Taiji con i due principi assoluti (Yin e Yang) che generano le quattro immagini (Grande Yin = Vuoto; Grande Yang = Pieno; Piccolo Yin = Pieno nel Vuoto; Piccolo Yang = Vuoto nel Pieno), le quali a loro volta generano gli otto trigrammi (Ba Gua).
E’ sotto la dinastia dei Ming (1368-1644) che compare una rappresentazione del Taiji concepita come una spirale che mette maggiormente in risalto il dinamismo del significato e dell’interazione dello Yin e dello Yang in cui non vi è un inizio, né un termine; il Taiji è il principio naturale del movimento perpetuo.
Il Taiji Quan é basato su tredici principi che sono:
- Otto Cancelli “BA MEN”che corrispondono agli otto trigrammi (riguardano i movimenti delle braccia: quattro movimenti primari e quattro secondari), sono abbinati alle quattro direzioni cardinali e alle quattro direzioni angolari; gli otto Trigrammi, Ba Gua, attribuiscono allo Yang (linea intera) la stabilità e la forza e allo Yin (linea spezzata) la cedevolezza e la morbidezza.
- Cinque Passi “WU PU”(riguardano i movimenti delle gambe: arretrare, avanzare, andare a dx, andare a sx, tornare al centro), sono abbinati ai cinque mutamenti, Wu Xing: avanzare = metallo, ritirarsi = legno, guardare o andare a destra = fuoco, guardare o andare a sinistra = acqua, e tornare al centro = terra (attenzione: in alcuni testi il fuoco e l'acqua sono invertiti, probabilmente per la confusione creata dalla visione opposta dei punti cardinali Est-Ovest).
Il Corso
Perché praticare il Taiji Quan?
Il Taiji Quan si pone come primo obiettivo quello di fare entrare il praticante a conoscenza del proprio corpo e della propria energia. La pratica durante la lezioni è “silenziosa” non occorre parlare ma “fare”: tutto passa infatti attraverso ciò che si fa e si sente. La mancanza di aspettative aiuta ad ottenere i risultati: è importante abbandonarsi alla pratica e prendersi la responsabilità del proprio essere con desiderio di cambiare e mettersi alla prova.
ll sistema e le tecniche motorie che si apprendono durante la pratica, abbinate ad un adeguato rilassamento, ad un particolare assetto strutturale e biomeccanico, sono molto utili per accrescere la salute, la vitalità, aumentare la propria agilità, mantenere un buon equilibrio psicosomatico e migliorare il proprio sistema energetico.
Lenisce gran parte dei dolori articolari legati alla colonna vertebrale e risolve i problemi posturali legati alla sedentarietà o ad una postura scorretta; migliora la pressione sanguigna, la digestione, la respirazione, inoltre migliora l’equilibrio.
Grazie al continuo “ascolto” del proprio corpo si ristabilisce l’unità mente/corpo migliorando la capacità di concentrazione; la ricettività sia interna che verso l’esterno che si tende a sviluppare, aumenta il nostro livello di attenzione.
Detto ciò non bisogna dimenticare che il Taiji Quan è, e resta, un’arte marziale; il praticante deve sentire nel corso della sua pratica, accrescere la propria forza e riuscire a sviluppare la propria potenza. Anche se le lezioni sono di gruppo e pertanto uguali per tutti, non è da escludersi che ciascun individuo può avvicinarsi al Taiji prediligendo anche solo una delle caratteristiche sopraesposte ed affrontare la pratica attraverso l’aspetto terapeutico, oppure quello energetico o infine quello marziale. E’ indispensabile però conoscere l’arte nella sua intera complessità.
Tuttavia per ottenere i risultati per i quali il Taiji è divenuto famoso in tutto il mondo, bisogna applicare bene ciò che ci viene insegnato: “avere disciplina, perseveranza e pazienza”, praticare cioè con costanza e per lungo tempo. Il Taiji Quan può essere praticato a tutte le età e per tutta la vita.